090. HEART OF GLASS (Blondie) - 200 canzoni 200 storie

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090. HEART OF GLASS (Blondie)

Articolo pubblicato il  20 luglio 2024



“La discoteca fa schifo!”
 
Sulla fine degli anni ’70 nacque un vero e proprio movimento il cui slogan suonava in inglese “Disco Sucks!”
e come si può capire era proprio contro il genere dance anni '70 che dominava le stazioni radio.
Questa ondata di contestazione ebbe il suo culmine il 12 luglio 1979 al Comiskey Park di Chicago quando il DJ Steve Dahl fece esplodere una scatola di dischi da discoteca a cui seguì l’evento chiamato "Disco Demolition Night". Erano passati pochi mesi da quando il videoclip della nostra canzone, diretto da Stanley Dorfman, era stato mandato in onda per la prima volta (gennaio del 1979).
Chissà se anche i Blondie, uno dei gruppi punk “underground” newyorkesi, che fino a quel momento avevano avuto successo però solo fuori dagli States, possano aver contribuito a questo movimento di reazione! Si perché proprio con la canzone che racconteremo oggi avevano intrapreso un’apparente svolta “disco” ed avevano tradito i loro vecchi fan!
Mi piacerebbe iniziare a raccontare questa canzone proprio dal video e d’altronde chi me lo impedisce! La nostra Deborah Harry era veramente in gran forma e, a chi piace quel genere di ragazza, direi era “mozzafiato”: sconsigliato ai deboli di cuore, ecco il link e poi ne riparliamo https://www.youtube.com/watch?v=WGU_4-5RaxU .
L’inizio è inequivocabile: New York con alcune delle sue discoteche più famose tra cui lo “Studio 54”, il top dell’epoca, e poi la strobosfera (la palla con gli specchietti) e via all’esibizione del gruppo, tanto che più di qualcuno ha interpretato questo montaggio come se il video fosse stato registrato proprio allo “Studio”; si è saputo poi che invece era stato ripreso in una piccola discoteca dal nome Copa o Copacabana. Ah sì ho sbagliato anch’io una cosa: ho scritto gruppo ma il video è praticamente una serie di primi piani di Debbie e poco altro… Così racconta la cantante questa esperienza: “per il video, volevo ballare ma ci hanno detto di rimanere statici, mentre le telecamere si muovevano. Dio solo sa perché. Forse siamo stati troppo goffi. Ho indossato un vestito asimmetrico disegnato da Steve Sprouse, ho fatto io stessa le magliette dei ragazzi e probabilmente mi sono fatta i capelli. Tutti dicono che sembro iconica e molto controllata, ma preferisco gli altri nostri video.
 
E questa, come si può trovare facilmente in internet, è la storia di “Heart of Glass”: tre sono i padri della versione che ha sbancato in tutto il mondo, raggiungendo la vetta in moltissime classifiche, in quel 1979.
Il primo si chiama Christopher “Chris” Stein ed è stato un chitarrista ma soprattutto un ragazzo molto fortunato perché ha intrecciato una storia d’amore con la bellissima Deborah, conosciuta quando egli entrò a far parte nel 1973 della band chiamata “Stillettoes” di cui la Harry era una delle cantanti. Neanche il tempo di adattarsi che si portò via la cantante e la sezione ritmica per formare il nucleo di quello che saranno poi i Blondie.
La seconda è ovviamente la nostra Deborah Harry che ha firmato moltissime delle canzoni del gruppo oltre alla nostra canzone, che tra l’altro è stata una delle prime scritte a due mani con il suo ragazzo e risale all’incirca al 1974. Così lei racconta: “Heart of Glass” è stata una delle prime canzoni che i Blondie hanno scritto, ma ci sono voluti anni prima che la registrassimo come si deve. L'avevamo provata come ballata, come reggae, ma non aveva mai funzionato. A quel punto, non aveva alcun titolo. L'abbiamo chiamata semplicemente "la canzone da discoteca".
“Heart of Glass” era diventata quasi il terzo incomodo in famiglia fin dal 1974 quando Chris portò il germe di questa canzone alla sua fidanzata: "Quando io e Debbie vivevamo nel nostro appartamento all'ultimo piano al 48 West 17th Street, spesso giocavo con un registratore multitraccia preso in prestito". Deborah Harry associò liberamente i suoi testi dopo aver ascoltato quel prototipo: "Ricordo Chris sdraiato sul letto che strimpellava quegli accordi all'infinito. A volte dovevo lottare per avere spazio sul letto – ero io o la chitarra – ma dopo un po' ho trovato il mio letto e ho inventato i testi. È così che abbiamo scritto la canzone".
Come accennato all’inizio, il gruppo era tutto meno che un gruppo “Disco”, e per sottolineare questo particolare basta ascoltare il loro terzo album che si intitola “Parallel Lines” e contiene la nostra canzone; tutte le canzoni sono tiratissime, al limite tra il rock ed il punk, tanto che i primi singoli estratti sono una cover di “I'm Gonna Love You Too” di uno dei maestri del R&R ovvero Buddy Holly e poi “Hanging on the Telephone” un brano che sicuramente qualcuno ricorderà e di cui parlerò nelle curiosità.
Il terzo padre è il produttore Mike Chapman, incaricato di produrre il loro terzo album. Dopo aver ascoltato tutte le canzoni che il gruppo pensava di inserire nell’album, alla fine chiese: "Avete qualcos'altro?" "Beh, c'è questa vecchia ma non ne veniamo fuori". E proprio lì deve essergli accesa la famosa scintilla, cominciando a mettere a fuoco la canzone con una impostazione in linea con il genere musicale più popolare del momento. Si sa che le cose non succedono mai a caso e proprio nei primi giorni di registrazione la band aveva messo le mani su uno di quei giocattoli allora difficilmente reperibili, una piccola drum machine Roland, e armeggiando con i suoni ne venne fuori quel mitico intro che Chapman colse al volo dicendo: "Questo sì che è un suono fantastico". E qui finalmente il produttore entrò a gamba tesa: dopo aver ascoltato le idee della band sull'atmosfera e la trama della canzone, ha tracciato la linea dove lo riteneva opportuno. "Nel discutere di cosa fare con quella canzone ho cercato di includere tutti, e dopo averla suonata un paio di volte ho detto: 'Liberiamoci del reggae'. Poi abbiamo provato a farlo come rock dritto, ma non ha funzionato, e ho potuto vedere che Debbie stava diventando un po' frustrata. Così, le ho chiesto: 'Debbie, che tipo di musica ascolti in questo momento che ti eccita davvero?' Ha detto: 'Donna Summer'. Ho detto: 'Ok, allora che ne dici di trattare questa canzone come se fosse stata pensata per Donna Summer?'
Eccoli gli ispiratori di “Heart of Glass”: i suoni sperimentali dei teutonici Kraftwerk e la rivoluzionaria collaborazione di Donna Summer con il nostro Giorgio Moroder per “I Feel Love”. Alla faccia del punk! Comunque non tutti nel gruppo erano contenti di questa canzone, ad esempio si racconta che il batterista Clem Burke all'inizio si rifiutò di suonare la canzone dal vivo. Quando è diventato un successo, ha rettificato la sua posizione con un: “Immagino che dovrò farlo”.
Un ultimo problema da superare, trovare il titolo della canzone e renderla passabile nelle radio!  Infatti il testo originale conteneva il verso “Soon turned out, he was a pain in the ass”, che significava per quei tempi boicottaggio e fine dei discorsi: la modifica in “had a Heart Of Glass” ha reso il testo accettabile per un pubblico più ampio, ed ha anche dato il titolo definitivo alla canzone.
 
Il resto è storia: #1 in USA ma anche in UK, Canada, Australia, Germania e più di due milioni di copie vendute della canzone.
Blondie ed i suoi avevano finalmente fatto centro.

LA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI "HEART OF GLASS":
 
Una volta mi ero innamorata, ed era fantastico
 
Ma ho subito capito, che aveva un cuore di ghiaccio
 
Sembrava vero, per poi trovare
 
molta diffidenza, l’amore è stato messo da parte
 
 
Una volta mi ero innamorata, ed era divino
 
Sembrava l’unica cosa vera, ma io ero talmente cieca.
 
Molta diffidenza, l’amore è stato messo da parte
 
 
Intanto
 
Quel che scopro è piacevole e sto bene,
 
l’amore ti confonde tanto da non dar pace alla mente
 
e se ho paura di perderti non è un bene
 
Ti piace provocarmi come fai sempre tu
 
 
Una volta mi ero innamorata, ed era fantastico
 
Ma ho subito capito, che aveva un cuore di ghiaccio
 
Sembrava vero, per poi trovare
 
molta diffidenza, l’amore è stato messo da parte
 
 
Persa dentro
 
Un’adorabile illusione, non posso nascondermi
 
Sono quella che stai usando, per favore non mettermi da parte
 
Noi possiamo far andare bene le cose, sì
 
 
Sì, cavalcare l’amore è la vera luce del paradiso
 
 
Una volta mi ero innamorata, ed era fantastico
 
Ben presto si rivelò una “seccatura”
 
Sembrava vero, per poi trovare
 
molta diffidenza, l’amore è stato messo da parte
 
Ooh ooh whoa oh
CURIOSITA':
  • Le varie versioni che hanno portato a quella definitiva sono state successivamente pubblicate a corredo delle ristampe dell’album; eccole qua per dovere di cronaca e per il piacere di ascoltarle: la versione del 1975 in stile reggae/funky, intitolata “Once I Had A Love aka The Disco Song” è qui https://www.youtube.com/watch?v=SkjeAt0KrL8 . Segue poi una versione 1978, sicuramente più veloce e avvicinabile al rock che è ascoltabile qui https://www.youtube.com/watch?v=f2zR-BcF6VM . Dopo il successo e vista la ballabilità del brano, venne pubblicata anche la versione ufficiale, allungata ad uso discoteca https://www.youtube.com/watch?v=pNeCMEESdn0 e per ultimo una versione remixata che raggiunge i 9:22 ascoltabile qui: https://www.youtube.com/watch?v=YaV0hcrW41I
  • Chissà dove avranno preso il loro nome come band…?  Deborah ha i capelli di colore castano, ma quando ancora faceva parte degli Stillettoes decise di ossigenarsi e diventò bionda. I fuoriusciti dal gruppo cercarono un nuovo nome che inizialmente era Angel and the Snake, sicuramente poetico ma avevano bisogno di qualcosa di più conciso, preferibilmente una sola parola. Così racconta la Harry: "Chris e io abbiamo provato alcuni nomi [di band]. Uno era Angel and the Snake, ma non ero sicura che fosse facile da ricordare; un giorno, stavo camminando per Houston Street e qualcuno mi ha urlato 'Blondie'. Ho pensato: “Cavolo, è abbastanza facile da ricordare”.
  • Proprio a seguito della notorietà acquisita con “Heart of Glass” si presentò un nuovo problema: molti associarono la sola Deborah Harry al nome "Blondie"; la gente pensava che fosse una solista e che il resto del gruppo fosse la sua band di supporto. Di conseguenza, nel 1979 il gruppo dovette lanciare una campagna per cercare di far capire esattamente come stavano le cose; la campagna si chiamava 'Blondie is a group'.
  • Ed eccoci a parlare di “Hanging on the Telephone” scritta da Jack Lee per il suo gruppo The Nerves; ne avevo già parlato nella storia dedicata a Paul Young, ricordando come l’autore era diventato famoso non per le sue versioni ma per le cover delle sue canzoni. Fu così per "Come back and stay" portata al successo da Paul Young e anche per “Hanging on the Telephone” ricordata solamente per la nuova versione dei Blondie.
  • La copertina del 45 giri non ha avuto un unico format ma ne esistono almeno una quindicina diverse l’una dall’altra ed io propongo quella US, quella tedesca e quella italiana che forse qualcuno ricorderà e che fu poi copertina di un altro singolo estratto ovvero “Picture This". “Heart Of Glass” venne stampato con successo anche nella ex-Jugoslavia, in Giappone ovviamente, in vari paesi del sud America (tradotto in Corazon de Cristal) e nelle Filippine.

I LUOGHI:
  • Studio 54 a New York. Lo so che non c’entra molto, ma l’accoppiata con la nostra canzone è troppo forte; così ce lo racconta Wikipedia: Lo Studio 54 è un'ex discoteca, poi divenuta un teatro di Broadway, situata sulla 54ª strada ovest, tra la 7ª e l'8ª Avenue di Midtown Manhattan, New York. Inaugurato nel 1927 con la denominazione Gallo Opera House, dal 1942 al 1976 l'edificio funse da studio radio-televisivo dell'emittente CBS (che lo ribattezzò Studio 52). Nel 1977, gli imprenditori newyorkesi Steve Rubell e Ian Schrager decisero di acquistarlo e ristrutturarlo, conservando molti dei set televisivi e teatrali pre-esistenti e prendendo il nome dalla strada in cui era ubicato. Lo Studio 54 aprì il 26 aprile 1977, diventando presto uno dei principali simboli dell'epoca disco, grazie alle numerose celebrità che ne affollavano le serate e a politiche di ingresso particolarmente restrittive, ma anche per l'uso aperto di droghe quali cocaina e Quaalude al suo interno, nonché per il sesso occasionale, etero e omosessuale, che si consumava in tutto l'edificio (tra cui la celebre balconata). In seguito alla condanna di Rubell e Schrager per evasione fiscale, nel 1981 la discoteca fu venduta agli imprenditori Mark Fleischman e Stanley Tate, che a loro volta la rivendettero nel 1984 a nuovi proprietari, i quali decisero di chiuderla nel 1986. Dal novembre 1998, il sito è sede di produzioni della compagnia teatrale non-profit Roundabout.

LE DATE:
  • 23 settembre 1978 è la data di nascita della nostra canzone che venne pubblicata parallelamente all’album “Parallel lines”. Iniziò a girare in Europa (Germania e Francia) come singolo in quel fine anno ma in USA e negli UK venne pubblicato appena nel gennaio 1979 come 45 giri.
  • Deborah Harry è solo un nome d’arte poiché il suo vero nome è Angela Trimble, ed è nata a Miami il 1º luglio 1945. Arrivò al suo primo #1 in classifica a quasi 34 anni mentre l’altra figura di spicco del gruppo ovvero Christopher “Chris” Stein è più giovane di quasi cinque anni (5 gennaio 1950).

LE COVER: (dal sito secondhandsongs.com)
  • Ci sono più di 120 cover di questa canzone: i più famosi a cimentarsi sono stati The Associates, gli Erasure, Miley Cyrus, Bob Sinclar e moltissimi altri che hanno aggiornato la canzone con ritmi lounge stile new classic. Ci sono poi le traduzioni in diverse lingue come lo spagnolo ed il tedesco ma anche il giapponese, l’olandese, il ceco ed il finlandese.

ALTRE TRE CANZONI IN CINQUE RIGHE:
  • In onore del loro passato punk/rock inizio con “One way or another” contenuta nello stesso album “Parallel Lines”; arriviamo poi al 1980 quando Giorgio Moroder chiama il gruppo per la colonna sonora di American Gigolò e ne nasce “Call me”. Prima della rottura del gruppo ancora un #1 negli USA e prima canzone con parti rap a raggiungere quel traguardo è “Rapture”.

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