083. SHE DRIVES ME CRAZY (Fine Young Cannibals) - 200 canzoni 200 storie

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083. SHE DRIVES ME CRAZY (Fine Young Cannibals)

Articolo pubblicato il  17 febbraio 2024



La indovino con una!
Per tutti quelli che sanno di cosa parlo e la conoscono,
questa è veramente la canzone che si indovina sentendo solo una nota,
che poi è quel colpo di rullante così caratteristico
che, anche da solo, ha tutta una storia da raccontare.

Ci sono canzoni che suonano artificiali, come molta della musica elettronica ma i brani invece dei nostri “Cannibali” sembrano uscire direttamente dalla loro chitarra e basso ed invece… Buona lettura a chi ha voglia di scoprire cosa c’è dietro ad una canzone #1 negli USA.
 
Diciamo subito che arrivare a quel piazzamento non è per niente facile e lo sanno in molti artisti; poi se sei inglese e la British Invasion ormai è finita è ancora più difficile, ebbene i Fine Young Cannibals riuscirono a piazzare due canzoni al #1 della Billboard a distanza di pochissimo tempo in quel lontano 1989.
 
La storia del gruppo origina dalle ceneri di un altro gruppo inglese i Beat, una delle due migliori band ska, l’altra erano gli Specials, nate alla fine degli anni '70. Nel 1983 i due cantanti dei Beat decisero di prendere un’altra strada formando un altro gruppo. Gli altri due seppero di questa decisione dai giornali e non ne rimasero troppo contenti tanto da non voler sentire più parlare dei Beat o di eventuali reunion. Il bassista David Steele e il chitarrista Andy Cox decisero così di formarne uno, tutto loro, di gruppo con un nuovo cantante: al posto dei soliti provini, passarono otto mesi ad ascoltare oltre 500 cassette ed alla fine scelsero il cantante di un complesso dal nome impronunciabile (Akrylykz) ovvero Roland Gift.
 
Malgrado fossero conosciuti nell’ambiente, il contratto discografico arrivò solo dopo che riuscirono a mandare in onda un loro video sul popolare spettacolo televisivo inglese “The Tube” già scopritore di tanti altri talenti pop. Il brano che li fece conoscere e che fu anche il loro primo successo era "Johnny Come Home" e il paese dove ebbe maggiore successo fu stranamente l’Italia dove raggiunse il #5, mentre nella natia UK si fermò al #9 ed in USA addirittura #76.
 
Correva l’anno 1985 ed uscì a ruota anche il loro primo LP, omonimo, con altre nove canzoni non memorabili ma sicuramente orecchiabili che si fermò sulla soglia dei top10 in Inghilterra e solo in Australia arrivò al #2.
 
Cosa fareste voi a questo punto? Beh, visti i risultati promettenti, con in tasca qualche possibile hit, sicuramente già l’anno dopo sareste pronti con il vostro secondo lavoro. E invece no! Il cinema cominciò a corteggiare il gruppo: Barry Levinson li scelse come la band da nightclub per il suo film “Tin Men” ed apparse con una cover di "Ever Fallen In Love" dei Buzzcocks nel film “Something Wild” di Jonathan Demme. Roland Gift addirittura si mise in proprio e recitò nei film “Sammy And Rosie Get Laid” e “Scandal”. Steele e Cox, inoltre, nel frattempo avviarono progetti paralleli e produzioni di altri artisti: si può dire che i tre F.Y.C. erano abbastanza impegnati e la pubblicazione di un secondo album slittò di qualche anno.
 
E qui comincia la storia di "She Drives Me Crazy": probabilmente i tre si incontrarono e si resero conto che quattro canzoni erano già pronte (quelle dei film a cui avevano preso parte) e che quindi forse bastava un buon produttore per sfondare nel mercato americano… Chi meglio di Prince poteva produrli? La loro etichetta gli ricordò che però Prince non accettava lavori su commissione come quello, ma che c'era un altro ragazzo a Minneapolis, un collaboratore di Prince, che poteva lavorare con loro. Il suo nome era David Z., che a molti non dirà nulla ma che nelle sue esperienze precedenti aveva suonato la chitarra in "Funkytown" dei Lipps, Inc., e riarrangiato radicalmente una demo di Prince rendendo "Kiss" il successo che tutti conoscono.
 
Il gruppo volò a Minneapolis e registrarono tre tracce nello studio di Prince a Paisley Park, lavorando alla produzione insieme a David Z.
 
Tra queste canzoni ce ne era una intitolata "She's My Baby" che era già ad un buon punto da diverso tempo ma i tre non erano veramente soddisfatti di questa versione dove Roland Gift cantava con la sua voce normale. Fu però proprio il cantante a dare la svolta riscrivendo il testo e provando a cantarla in falsetto. Così racconta il produttore: "Li ho chiamati e ho detto che amavo questa melodia e che potevo creare un grande groove per essa. Hanno detto che erano pronti ad eliminarla. Ma volevo provare. Così hanno iniziato a riscrivere i testi in base a qualcosa che gli piaceva di più, a partire dal titolo, che ha fatto subito un'enorme differenza. 'She's My Baby' è un sentimento un po' nebuloso: è qualcosa che dici, ma non colpisce nel segno. 'She Drives Me Crazy' – è invece qualcosa che ogni ragazzo del mondo ha detto almeno una volta nella vita con convinzione". Ma nel raccontare questa parte della storia, Z sottolinea un punto critico che si trova nella maggior parte dei grandi dischi: sentire veramente il testo infonde e influenza ogni aspetto della registrazione, dal processo di produzione alle esecuzioni vocali e musicali, alla passione con cui l'esperienza tecnica viene messa in gioco. "Il cambiamento del testo in qualcosa che condividevano ha cambiato l'atteggiamento di tutto e di tutti nei confronti del progetto".  Lavorando con David Z., hanno meticolosamente costruito tutte le piccole parti del brano, dedicando molto tempo alla registrazione, al campionamento e alla programmazione, inventando quel particolarissimo suono del rullante. Così è nato "She Drives Me Crazy" e “il risultato finale è stato un'irresistibile bestia pop ibrida. Tutte le parti ad incastro funzionano magnificamente: i suoni di tastiera hard-blip, il riff di chitarra a sega circolare, i morbidi ronzii synth-drone. Probabilmente non è stato divertente lavorare ossessivamente su quel suono di rullante, ma quel rullante fa veramente “POP”. Sembra come sbattere la testa contro la portiera di un'auto. "She Drives Me Crazy" è un brano da studio puro, così elegante e sintetico che non si potrebbe mai ricreare efficacemente con strumenti dal vivo. Ma ha anche una melodia pop semplice, diretta, vecchia scuola, che Gift offre con un equilibrio ultraterreno. Suona classico e futuristico allo stesso tempo.”
 
Un altro tassello che ha portato al successo mondiale della canzone è il video, girato dal regista Philippe Decouflé, il cui unico altro video musicale è "True Faith" dei New Order e che in alcune parti ricorda. Chiaramente MTV ha presentato in heavy rotation questo video, costruito attorno allo sguardo accattivante di Gift e ai ballerini saltellanti di Decouflé. https://www.youtube.com/watch?v=UtvmTu4zAMg
 
In America, "She Drives Me Crazy" è nata nelle radio alternative e universitarie, ed è esplosa nei club e ha persino raggiunto le parti basse della classifica R&B oltre che a salire in vetta alla Billboard il 15 aprile 1989. E se anche nel Regno Unito non andò oltre al #5, fu in testa alle classifiche di Australia, Austria, Canada, Nuova Zelanda e Spagna, nonché entrò nella top 3 in diverse classifiche europee tra cui Belgio, Germania Ovest, Islanda, Irlanda e Svizzera.
 
E le cose andarono ancora meglio con l’album “The Raw & the Cooked” e col singolo “Good Thing”, di nuovo #1 in USA, ma l'etichetta discografica e il manager della band non avevano mai sperimentato un successo di queste dimensioni e non sapevano come gestirlo; così racconta il cantante:
"continuavano a dirci che il nostro prossimo disco doveva essere ancora più grande,
il che era davvero stupido.
Questa è stata una delle cose principali che ha ucciso la band, secondo me".


 
LA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI "SHE DRIVES ME CRAZY"
 
In "She Drives Me Crazy", Roland Gift canta di una relazione profondamente malsana. È attratto dalla ragazza, ma non riesce nemmeno a sopportarla: "Non riesco a riposare/ La gente dice che sono ossessionato/ Tutto ciò che dici sono bugie/ Ma per me, non c'è sorpresa". Quando la canzone finisce, il cantante ha fatto pace con l'idea di rimanere con questa persona: "Non ce la farò da solo / A nessuno piace stare da solo". Ma nessuno probabilmente presta davvero attenzione al testo di "She Drives Me Crazy" poiché Roland Gift la canta con una voce così alta e stridula che il suo testo è difficile da capire anche per gli stessi anglofoni.

 
Non posso fermare
 
il modo in cui mi sento
 
Le cose che fai
 
Non sembrano vere
 
Ti dico quello che ho in mente
 
perché il tempo sta per scadere
 
Mi lascerai mai libero?
 
Questo aspettare mi sta uccidendo
 
 
Lei mi fa diventare pazzo (oh-oh)
 
Come nessun’altra (oh-oh)
 
Mi fa diventare pazzo
 
e non ci posso fare niente (oh-oh)
 
 
Non riesco
 
A riposare
 
Dicono che
 
sono ossessionato
 
Tutto quello che dici sono bugie
 
Ma per me non c'è sorpresa
 
Quello che avevo per te era vero
 
Le cose vanno male, lo fanno sempre
 
 
Lei mi fa diventare pazzo (oh-oh)
 
Come nessun’altra (oh-oh)
 
Mi fa diventare pazzo
 
e non ci posso fare niente (oh-oh)
 
 
Non ce la farò
 
da solo
 
A nessuno piace
 
stare solo
 
 
Lei mi fa diventare pazzo (oh-oh)
 
Come nessun’altra (oh-oh)
 
Mi fa diventare pazzo
 
e non ci posso fare niente (oh-oh)
 
 
Lei mi fa diventare pazzo (oh-oh)
 
Come nessun’altra (oh-oh)
 
Mi fa diventare pazzo
 
e non ci posso fare niente (oh-oh)
CURIOSITA':
  • Ecco la storia di come è nato quel famoso colpo di rullante, con tutti i particolari tecnici raccontati da David Z.: "Ho tolto la pelle da un rullante e ho iniziato a colpirla con un righello di legno, registrandola attraverso un microfono Shure 57", dice. "Mentre lo facevo, ho iniziato a girare l'equalizzatore [API 550] a circa 1 kHz, al punto che iniziava a suonare più come un crash. L'ho mescolato con un rullante che ho trovato nel Linn stesso, che era una macchina a 12 bit, quindi suonava piuttosto spigoloso all'inizio". Ma il colpo di grazia per il suono è stato quando Z ha pompato il campione processato e miscelato attraverso un altoparlante Auratone posto a testa in giù sopra un altro rullante, che ha fatto tremare i rullanti metallici e ha dato al risultato un po' di atmosfera e ancora più high-end. Il tutto è stato leggermente limitato e poi inviato su una pista su un rullino di Ampex 456 in esecuzione su una Studer A800 a 15 ips. Solo una leggera quantità di riverbero è stata aggiunta alla traccia in seguito. Il risultato sonoro era più vicino a un suono di blocco di legno cavo che a qualsiasi rullante trovato in un disco rock convenzionale, e diventando, insieme alla voce di Gift, la firma della canzone, avrebbe continuato ad avere molte vite anche dopo la scalata delle classifiche del singolo
  • Il nome del gruppo deriva dal titolo del film del 1960 “All the Fine Young Cannibals” con Robert Wagner e Natalie Wood.
  • Alcuni aneddoti sulla giovinezza del cantante: “Cresciuto come un ragazzo di razza mista negli anni '70, c'erano poche facce nere nelle pubblicità o in televisione. "C'erano attori neri in film come Scum o Scrubbers", ricorda, "ma questa è la barzelletta... Hanno interpretato tutti personaggi in prigione". Figlio di un falegname nero e di una madre bianca che gestiva negozi di vestiti di seconda mano, ha trascorso i suoi primi anni a Sparkhill, Birmingham, una delle prime aree multiculturali del Regno Unito. "Non c'erano cartelli nella nostra strada con la scritta 'No irlandesi, no cani, no neri'. Perché tutti erano neri, marroni o irlandesi. Per me era normale". Trasferirsi a Hull all'età di 11 anni è stato "uno shock: c'erano solo altri due bambini non bianchi a scuola", ma Gift non si è mai sentito sgradito. È arrivato poi sulla scena punk della città dello Yorkshire, dove la sua giacca di pelle nera, la pelle scura e i capelli biondi gli sono valsi il soprannome di Guinness. A un concerto dei Clash a Leeds ha persino attirato l'attenzione del cantante, Joe Strummer. "Durante il concerto si è rotto i pantaloni", ridacchia Gift, descrivendo come Strummer abbia chiesto se qualcuno avesse una spilla da balia ed è iniziata una pioggia di gadget punk sul palco. "Normalmente non li indossavo mai, ma per qualche motivo avevo una spilla da balia nella giacca. Ho urlato: 'Joe! Joe!' E lui allungò la mano e lo prese. Sembrava il dipinto della Cappella Sistina dove Dio si protende verso Adamo". Come se fossi stato unto? "Non lo so", ride, "ma è stato un bel momento".

I LUOGHI:
  • Birmingham. O forse Minneapolis? Entrambi importanti per questa canzone ma ci sarà tempo per parlare della città USA quando racconterò qualche canzone di Prince. La città di Birmingham ha una popolazione di più di un milione di abitanti (secondo una stima del 2019) ed è la seconda città per popolazione del Regno Unito, da cui deriva il soprannome "Second City". Per restare nel campo musicale la città è stata spesso descritta come la culla dell'Heavy metal; sono nati qui Carl Palmer degli Emerson, Lake and Palmer e Nick Mason dei Pink Floyd. Altri gruppi originari di Birmingham sono: Electric Light Orchestra e Wizzard. Qui si originò il revival britannico della musica giamaicana come reggae e ska, con gli Steel Pulse e più tardi gli UB40 e per gli anni ’80 non si possono non menzionare Duran Duran e Dexys Midnight Runners.

LE DATE:
  • 26 dicembre 1988; stranamente proprio sotto Natale uscì il 45 giri in UK anticipando di un paio di settimane il Long Playing edito il 13.01.1989 che conteneva come detto anche altre canzoni uscite ben prima della nostra. I tre del gruppo erano nati rispettivamente: Roland Lee Gift (28 maggio 1961) David Steele (8 settembre 1960) e Andrew “Andy” Cox (25 gennaio 1956).

LE COVER: (dal sito secondhandsongs.com)
  • Oltre alle tre parodie già citate ci sono circa una quarantina di versioni tra cui quella di Dolly Parton e quella dei The Flying Pickets che con le loro voci eseguono strumenti e cantato, dando una nuova vita al pezzo: https://www.youtube.com/watch?v=2GojntWakb8&t=18s


ALTRE TRE CANZONI IN CINQUE RIGHE:
  • Non più di trenta canzoni pubblicate dal gruppo, pertanto per ricordare i FYC non posso non menzionare le loro più famose: “Johnny Come Home” dal primo album e “Good Thing” dal secondo. Come terza scelta, tralasciando i successi ottenuti con le cover di vecchie canzoni, propongo dal primo album “Blue



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