077. BLACK MAN RAY (China Crisis) - 200 canzoni 200 storie

200 canzoni 200 storie
Vai ai contenuti
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit.

077. BLACK MAN RAY (China Crisis)

Articolo pubblicato il  27 dicembre 2023



Non così synth-pop da poter salpare inosservati con la ciurma del movimento new romantic,
non abbastanza impegnati politicamente da poter sfruttare l'onda lunga generata dal soul bianco degli Scritti Politti,
troppo pop per fare breccia nei cuori adombrati dei new waver,
troppo intimisti e troppo americani per conquistare del tutto gli amanti britannici dell'easy listening.
Eccoli qui elencati magistralmente da Marco Bercella nel suo articolo su ondarock.it i motivi per cui nessuno si ricorda di questo duo inglese, per il quale uno degli aggettivi più usati è “sottovalutati” ma io direi anche: dimenticati. Io però sono uno di quelli che non li ha mai dimenticati e ogni tanto li riascolta volentieri. A proposito anche loro sono inclusi da più di qualcuno tra i gruppi sophisti-pop.
 
A dire il vero forse erano qualcosa più di un duo, anche perché nella loro carriera hanno lavorato con più di centoventi musicisti, ma l’anima dei China Crisis sono sicuramente loro: il cantante-tastierista Gary Daly e il cantante-chitarrista Eddie Lundon entrambi provenienti da Kirkby, vicino a Liverpool. Era il 1976 quando si conobbero alla St Kevins School for boys, una scuola cattolica; così raccontano quel periodo: Eddie e io ci siamo conosciuti a scuola, all'età di circa 14 anni. Ci siamo subito presi in antipatia l'uno per l'altro, soprattutto perché ci siamo subito resi conto di essere molto simili, sempre desiderosi di mostrare il nostro amore per la musica”.
 
Dopo varie esperienze, tra cui il mitico passaggio al programma di John Peel, riuscirono a trovare il contratto discografico giusto che gli permise di iniziare la loro carriera: un primo album nel 1982 ed un secondo, l’anno dopo, facendo capolino nella top ten UK dei singoli con “Wishful Thinking”. La formazione iniziale si era allargata con l’entrata di Gary "Gazza" Johnson al basso e del batterista Kevin Wilkinson; insieme avevano registrato i primi due album ed erano andati in tour in Europa e poi anche negli States come supporto dei Simple Minds.
 
La nostra storia inizia proprio lì, verso la fine dell’anno 1984, quando il gruppo decise di registrare il loro terzo lavoro che da molti è ritenuto un piccolo capolavoro; un album perfetto, che contiene anche la nostra canzone! Ecco cosa successe, tratto da un’intervista a Electronics & Music Maker, di aprile 1985: “quando eravamo a Los Angeles, un paio di persone della Warner Brothers (che è la nostra etichetta negli Stati Uniti) ci dissero che Walter Becker aveva ascoltato il nostro ultimo album e gli era piaciuto molto, e dato che a tutti noi erano sempre piaciuti gli Steely Dan, pensammo che sarebbe stata una bella idea fare qualcosa con lui se mai ne avessimo avuto la possibilità. […] Poi, un po' di tempo dopo, la Virgin UK ci ha detto che avevano avuto una richiesta e se ci sarebbe piaciuto lavorare con lui? A quanto pare quello che era successo era che gli Steely Dan avevano firmato per la Warner ma si erano sciolti quasi subito dopo, con il risultato che non avevano mai registrato nulla per loro; quindi stavano cercando di farli lavorare come produttori. Mostrarono a Walter Becker la loro lista di artisti e cercarono di convincerlo a lavorare con i B-52 e gente del genere, ma quando vide il nostro nome sulla lista disse che avrebbe preferito lavorare con noi. E questo era tutto. Davvero. La Warner lo ha portato qui, l'abbiamo incontrato, abbiamo lavorato con lui qui in Gran Bretagna".
 
In altre parole: pensate di iniziare la vostra carriera artistica avendo come riferimento un big di quell’arte e poi proprio quel pezzo da novanta decide che vuole venire a creare qualcosa con voi! Un sogno che si realizza, indubbiamente!
 
C’è da dire che Becker deve essersi anche molto divertito e rimasto coinvolto in quel lavoro tanto che, oltre che a produrre il disco, figura anche come quinto membro ufficiale del complesso alle percussioni ed al sintetizzatore.
 
Le registrazioni si svolgono nel 1984 in terra inglese, al Parkgate Studio di Battle nell'East Sussex: ciò che fino ad allora era emerso più come intenzione, e nella naturale propensione a scrivere buone canzoni, con Becker alla console diviene come d'incanto realtà. In "Flaunt The Imperfection" la scrittura è ancora più ispirata e la produzione rasenta la perfezione formale, facendo del disco non solo il capolavoro dei China Crisis, ma una classica perla nascosta nel pop inglese degli anni 80. Anche se raggiungerà la nona posizione della U.K. chart soggiornandovi per ben 22 settimane e divenendo il bestseller (l'unico) del gruppo. Abbandonati i ritmi dub e gli arrangiamenti sghembi degli esordi in favore di un sound più morbido e vellutato, i China Crisis portano a termine una missione insidiosa, riuscita solo ad altri pochi eletti del periodo (Style Council, Talk Talk e Tears For Fears in primis): mescolare sintetizzatori e strumenti acustici tradizionali senza far mai prevalere gli uni sugli altri. Un equilibrio costruito sulla sottile linea dell'eleganza e reso magico da un songwriting in stato di grazia, capace di sfornare melodie sofisticate e liriche acute a ciclo continuo
 
Per lanciare l’album viene scelta proprio la nostra canzone "Black Man Ray" con i suoi “ipnotici fraseggi di tastiera, […] con quella melodia appiccicosa declamata con tono garbato e confidenziale, mentre chitarra e tastiere si accarezzano ricamando un tessuto preziosissimo. Raffinato e piacione quanto basta, scalderà i cuori più teneri di metà decennio 80 ritagliandosi spazi mainstream impensati fino ad allora per la band di Liverpool.” Accreditati come autori della canzone sono Gary Daly, Eddie Lundon e Gary "Gazza" Johnson, con la produzione di Walter Becker.
 
A supporto del brano il video, alquanto enigmatico come del resto lo è anche il testo della canzone, si apre con una domanda: “A cosa stai pensando?” e la ragazza risponde “A tutto il tempo passato in questa stanza”… Ci sono richiami all’opera del fotografo Man Ray come l’indugiare sugli occhi dei personaggi o i simboli che appaiono di tanto in tanto; poi la stanza piano piano si svuota e tutti un po’ alla volta se ne vanno https://www.youtube.com/watch?v=g_AHwoqvbE0&t=10s
 
A dire il vero ci sarebbe da discutere su chi sia quel personaggio che dà il titolo al brano; io non ho trovato alcuna dichiarazione ufficiale a riguardo e pertanto le congetture seguono diversi piani: il già menzionato fotografo surrealista nonché Ray Charles, anche se entrambe queste figure poco “ci azzeccano” con il testo. Secondo alcuni questo fantomatico Ray era un uomo di Liverpool di origine nigeriana con il quale i due musicisti avevano avuto a che fare da giovani; gestiva una specie di centro per giovani tra la fine degli anni '70 e la metà degli anni '80, offrendo dei locali tra cui una sala di registrazione dove provare ed anche registrare il proprio materiale.
 
Al di là di tutte queste speculazioni, anche stavolta è meglio lasciarsi trasportare dalla musica e non andare a cercare significati, che forse un domani verranno svelati dai China Crises, o forse no!
 
Il problema è un altro: la perfezione o l’imperfezione? Nelle mani di uno dei due Steely Dan la perfezione è molto vicina ma forse è meglio restare umili ed ostentare l’imperfezione. Flaunt the imperfection!


LA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI “BLACK MAN RAY”

Veramente crediamo a “Black Man Ray”?
Non siamo felici a modo nostro?
E noi siamo quelli che ragionano sul perché
Cambiamo per sempre col passare del tempo
Sì, sì, potrei sbagliarmi
E perché, perché dovrei fingere?
Dio solo lo sà, alla fine
Crediamo che il celeste sopravviva?
Fede nel futuro, grande vita dalla loro parte
E noi siamo quelli che non possono che provarci
Impariamo per sempre col passare del tempo
Sì, sì, potrei sbagliarmi
Perché, perché dovrei fingere?
Perché Dio solo lo sà, alla fine
Veramente crediamo a “Black Man Ray”?
Pericolo persuasivo in tutto ciò che dici
E noi siamo quelli che ti rispondono perché
Dubitiamo per sempre col passare del tempo
Sì, sì, potrei sbagliarmi
Perché, perché dovrei fingere?
Dio solo lo sa, alla fine
CURIOSITA':
  • Da dove viene il nome del gruppo? Così hanno risposto in un’intervista: “Si parlava molto dell'era comunista, della Russia,  della Cina e dell'Estremo Oriente, era tutto esotico e visivamente      coinvolgente. Negli anni '70 tutti indossavano pantofole nere comprate a Chinatown; le indossavamo anche noi sul palco con i nostri mutandoni  infilati nei calzini. Ci sono piaciute le immagini. Eravamo al pub una  sera a Kirby, credo fosse The Fantail e gli amici dicevano cose come  Russian Crisis o China East e abbiamo messo insieme le due cose.
  • Alcuni ricordi del duo su quel periodo di preparazione  dell’album: "È stato incredibile", ricorda Eddie. "È  stato molto diverso dal lavorare con Mike  Howlett (il produttore dei dischi precedenti). È stato  molto intenso. Walter Becker era un perfezionista, sicuramente l'arbitro  che ci teneva sotto controllo. […] Ma gli piacevano molto le canzoni e  sapeva che era suo dovere tirarle fuori al meglio con tutto, dalla  strumentazione agli arrangiamenti. E ci ha fatto lavorare sodo! Anche se avevamo avuto i successi del primo e del secondo album, è stata la prima volta che mi sono seduto in studio pensando “questo suona fantastico” e la prima volta che ho pensato “questo sarà un successo”. Gary ha detto:  "Sapevo che Walter era fantastico, ma non ero intimorito perché  avevamo fiducia nelle nostre canzoni. Quando gli ho fatto ascoltare una  demo registrata su quattro tracce di Black Man Ray ho pensato: “Questa è buona come qualsiasi altra canzone del pianeta!” Non eravamo presuntuosi,  era solo fiducia nella musica e nelle canzoni".  E ancora: “Abbiamo scritto esattamente come avevamo fatto nei nostri due album precedenti, un misto di demo casalinghe e jam. E poi la vera grande differenza è stata l'etica del lavoro di Walter: molto concentrato,  zoomando su ciascuna delle canzoni, lavorando sugli arrangiamenti – una    rivelazione assoluta per noi. Walter è stato così generoso, considerando   che aveva lavorato con musicisti così stimati e di livello mondiale – e   poi eccolo lì con questa piccola band, fare le sue magie, prendendosi    pochissimo credito considerando il suo enorme contributo. Questo di per sé  ci ha insegnato molto.” E se non bastasse si può trovare un monologo  di Gary Daly durante un concerto nel 2019 che racconta questa esperienza: https://www.youtube.com/watch?v=Fb8mncXFFcI&t=319s      
  • Il retro del 45 giri contiene una canzone non presente sui loro album ufficiali ma che si può trovare in qualche raccolta di loro  successi, tanto carina che sembra di conoscerla da sempre. Il brano si  chiama “Animalistic” e si può ascoltare qui:  https://www.youtube.com/watch?v=EMlxlkEWVp4      
  • Per finire, oltre a quelli già elencati, un altro motivo per cui i China Crisis non sono mai riusciti a sfondare: la sfortuna. Era l’inizio del 1985 e le premesse c’erano tutte ma in piena fase di promozione dell'album, un incidente stradale coinvolse il gruppo: Gary Daly se la cavò con un braccio rotto e Gary "Gazza" Johnson con una mandibola fratturata. Tutto venne bloccato e ne risentì pesantemente la promozione dell’album proprio in un momento cruciale per la loro  carriera. "Flaunt The Imperfection", il loro miglior album così  pur arrivando nella top dieci UK non fece fare il salto di categoria che si sarebbero meritati.

I LUOGHI:
  • Kirkby.  E’ una cittadina di circa quarantamila abitanti, nel Merseyside e dista circa dieci chilometri da Liverpool. Qui nacquero e rimangono i figli più  famosi della città nel mondo dell’arte.

LE DATE:
  • 4 marzo 1985 è la data di pubblicazione di "Black Man Ray", il primo singolo che anticipa l’album Flaunt the Imperfection uscito il 29 aprile 1985. Le due  anime del gruppo, Gary Daly (5 maggio 1962) e  Eddie Lundon (9 giugno 1962), erano quasi ventitreenni all'uscita del disco.

LE COVER: (dal sito secondhandsongs.com)
  • Nessuna cover segnalata!

ALTRE TRE CANZONI IN CINQUE RIGHE:
  • Partiamo subito dallo stesso album e la prima è senz'altro “King In A Catholic Style” e poi la  canzone che ha avuto maggior successo di classifica dal secondo album, ovvero “Wishful Thinking”. Come al solito la terza è la più      difficile da scegliere ed è molto soggettiva, per cui scelgo la canzone che me li ha fatti conoscere e cioè “African And White” che è  stato il loro primo singolo e risale al 1982.
0
recensioni
Privacy Policy
Cookie Policy
Torna ai contenuti