074. TALKIN' 'BOUT A REVOLUTION (Tracy Chapman) - 200 canzoni 200 storie

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074. TALKIN' 'BOUT A REVOLUTION (Tracy Chapman)

Articolo pubblicato il  13 dicembre 2023





È l'11 luglio 1988.
Allo stadio di Wembley a Londra
ed in diretta televisiva con 67 paesi
ha luogo uno storico concerto
per il settantesimo compleanno di Nelson Mandela.
Son passati neanche tre mesi da quando è uscito il suo primo “fantastico” album e la giovane Tracy Chapman viene invitata a far parte del concerto con una breve apparizione nel pomeriggio. Poi sul palco passano Whitney Houston, Peter Gabriel, Jackson Browne e, dopo gli UB40, nel momento di maggior ascolto, a sorpresa, sta per salire sul palco per la sua esibizione Stevie Wonder. Un attimo di panico, non si trovano i CD delle basi e per riempire il buco, forse mentre stava passando per sbaglio di lì, viene rimandata sul palco, armata della sua fida chitarra acustica, proprio Tracy Chapman che, un po’ emozionata, folgora la folla dello stadio e quelli che da casa la stavano guardando, interpretando la sua “Fast Car”. https://www.youtube.com/watch?v=7tWE9mPM9pw&t=36s
 
Prima del concerto, aveva venduto circa 250.000 copie del suo primo album. Nelle due settimane successive, si dice che ne abbia venduto due milioni.
 
Si, certo, “Fast Car” è la sua canzone più famosa ed ascoltata ma io racconterò invece la storia di un altro suo gioiello, quello che apre la sua carriera discografica: il primo brano del suo primo album, tanto la Chapman sente importante questa canzone, che di più non è mancata mai in nessuno dei suoi concerti.

La storia di “Talkin' 'bout a Revolution” inizia otto anni prima, quando la nostra Tracy era una studentessa di Wooster, un collegio a Danbury, nel Connecticut - USA. Si, lei è americana ed era cresciuta in un quartiere operaio di Cleveland, ma, come succede a molti studenti, era finita a Wooster perché aveva ottenuto una borsa di studio. Come tutti i giovani anche lei aveva passato quel periodo dove si vorrebbe cambiare il mondo, magari con una rivoluzione, e magari scontrandosi contro l’indifferenza degli altri. E proprio questo suo sentire l’aveva portata a buttare giù il primo abbozzo di questa canzone.
 
Si era spostata poi alla Tufts University di Medford nel Massachusetts sempre grazie alle borse di studio riservate agli studenti meno abbienti, iscrivendosi alla laurea in Antropologia e Studi africani e portandola a termine.
 
La giovane Tracy, da parte sua, aveva sicuramente la musica nel sangue: imparato a suonare la chitarra da piccola, cominciò la sua gavetta come artista di strada e cantando nei bar. Poi, grazie alla radio del campus, era riuscita a far ascoltare ad un pubblico un po’ più vasto proprio la nostra “Talkin' 'bout a Revolution”: il primo colpo di fortuna per la sua carriera arrivò proprio quando un ragazzo, tale Brian Koppelman, dopo aver ascoltato la canzone, la registrò su una cassetta, proprio come facevamo noi allora, e l’aveva portata a suo padre Charles per fargliela ascoltare. Koppelman senior, produttore della casa discografica indipendente Sbk, l’ascoltò evidentemente con molta cura, tanto che offrì un contratto alla ragazza; a seguire l’aiutò a fare una demo adeguata, convincendo l’Elektra Records, una delle cosiddette “major”, a pubblicare il suo primo album nell’aprile del 1988, intitolato semplicemente Tracy Chapman.
 
E l'album ebbe subito un ottimo successo di critica e anche di vendite, ma mancava quel famoso tocco di fortuna che arrivò proprio durante quel concerto.
 
Schiva, colta, non esattamente avvenente per i canoni mainstream, la cantante di Cleveland ha sperimentato sulla sua pelle la discriminazione in una città che sin dagli anni 60 è stata lo scenario di una delle più cruente e lunghe rivolte razziali della storia americana, sfociata in una forte depressione economica. Chi meglio di lei poteva cantare delle barriere che dividono i neri dai bianchi, dei violenti scontri che uccidono diversi giovani e, con loro, il sogno a stelle e strisce?

Ecco come racconta la genesi della sua canzone in una intervista a Rolling Stone: "Devo dire che non avrei mai pensato di ottenere un contratto con una grande etichetta discografica. Per tutto il tempo, sin da quando ero ragazzina, ascoltavo i dischi e la radio, non pensavo che ci fosse alcun segnale che la gente del music business avrebbe trovato commerciabile il tipo di musica che facevo: soprattutto quando cantavo canzoni come “Talkin' 'bout a Revolution” durante gli anni Settanta. Non vedevo un posto per me lì. […] ho incontrato molti studenti, e anche insegnanti, che erano coinvolti in cause politiche. Molte delle persone che ci insegnavano erano appena uscite dall'università ed erano abbastanza consapevoli. Durante il mio primo anno si parlava del ripristino della leva, e la gente era davvero concentrata su questo e sull'intera questione delle armi nucleari. Così ho iniziato ad occuparmi di questioni politiche più ampie, al di fuori delle mie origini, del contesto in cui ero cresciuta. […] Da bambina, ho sempre avuto una sensibilità sulle condizioni sociali e le situazioni politiche. Penso che avesse a che fare con il fatto che mia madre discuteva sempre con me e mia sorella, anche perché leggevo molto. Molte persone in situazioni simili hanno solo la sensazione di essere povere o prive di diritti, ma non pensano davvero a cosa ha creato quella situazione o a quali fattori non permettono loro di controllare la propria vita".
 
Quello che però ha fatto scaturire l’ispirazione per scrivere la canzone è stato il constatare che a molti non interessava affatto delle altre persone; così ha dichiarato:
 
"Ero davvero arrabbiata per questo […] Molti pensavano che la vita delle persone – di quelli che non avevano soldi o che appartenevano alla classe operaia –non fossero molto significative e che quelle persone non potessero fare alcun cambiamento, in nessun modo. Ma sento che è da lì che viene il cambiamento, lì dove le persone hanno più bisogno".

Mentre “Fast Car” ottenne notevoli risultati nelle classifiche di mezzo mondo (#1 in Canada, Irlanda, Belgio, Portogallo e Paesi Bassi, #6 in UK e USA) la nostra canzone non spaccò mai le classifiche; negli USA non andò oltre il #75 e la miglior posizione l’ottenne nei Paesi Bassi con un #18. Ma come il buon vino, che migliora invecchiando, il brano venne più volte utilizzato in vari contesti, inclusi eventi di protesta e iniziative per il cambiamento sociale, testimoniando la sua duratura rilevanza nel corso degli anni. Lo troviamo, ad esempio, reinterpretato dalla band israeliana Shmemel che l’hanno fatta diventare "Talking About an Arab Revolution" per celebrare le rivoluzioni della primavera araba del 2011.
 
Non lo so se si potrà mai fare una rivoluzione “come un sussurro”, ma svegliare le coscienze di chi risulta insensibile ai problemi che lo circondano sarebbe sicuramente già un bel risultato.

 
LA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI “TALKIN' 'BOUT A REVOLUTION”:
Questa canzone parla di una rivoluzione sussurrata da chi non ha niente ed è in fila davanti alle porte dell'Esercito della Salvezza (qui da noi diremmo della Caritas) per un piatto di minestra, o dai disoccupati che si accalcano davanti all'ufficio di collocamento. Sono le persone che, nel 1988, stanno per sollevarsi. E quando si solleveranno, farai meglio a correre, a dartela a gambe.
 
La canzone è tutta qui. Fatta di poche e semplicissime parole. Poche semplici parole che sono una fotografia non solo ancora attualissima, ma che si è ancora aggravata in questo mondo dove il capitale, con le sue code di disoccupati, con le sue masse di emarginati, con le sue minestre distribuite per carità, con le sue guerre, con la "sicurezza" dei bravi cittadini, con la sua "tolleranza zero", sembra avere trionfato. Ma ancora c'è chi sta parlando di una rivoluzione. Piano piano. Sussurrando. E il suggerimento di Tracy Chapman, quello di darvela a gambe, non lo prendete alla leggera. I poveri si stanno sollevando e si prenderanno ciò che è loro. È una canzone che mette in guardia, questa!

 
 
 
PARLANDO DI RIVOLUZIONE
 
 
Non lo sai, parlano di rivoluzione
pare un sussurro,
Non lo sai, parlano di rivoluzione
pare un sussurro
Mentre sono in coda per il sussidio,
mentre piangono alla porta degli eserciti della salvezza
mentre perdono tempo agli uffici di collocamento
mentre non fanno niente aspettando una promozione
Non lo sai, parlano di rivoluzione
pare un sussurro
I poveri stanno per ribellarsi
e prendersi ciò che gli spetta
I poveri stanno per ribellarsi
e prendersi quel che è loro
Non lo sai, faresti meglio a dartela a gambe, a gambe, a gambe, a gambe
Ho detto che faresti meglio a dartela a gambe, a gambe, a gambe, a gambe
Finalmente tutto sta per rovesciarsi
parlando di rivoluzione
finalmente tutto sta per rovesciarsi
parlando di rivoluzione
parlando di rivoluzione
Mentre sono in coda per il sussidio,
mentre piangono alla porta degli eserciti della salvezza
mentre perdono tempo agli uffici di collocamento
mentre non fanno niente aspettando una promozione
Non lo sai, parlano di rivoluzione
pare un sussurro
Finalmente tutto sta per rovesciarsi
parlando di rivoluzione
finalmente tutto sta per rovesciarsi
parlando di rivoluzione,
parlando di rivoluzione,
parlando di rivoluzione.
 
 
CURIOSITA':
  • Il  video, ahimè, non diede supporto alla canzone penso perché il successo era già stato ampiamente raggiunto con le vendite dell’album. Forse per tentare nuovamente la fortuna, si decise così di riprendere il video di Tracy Chapman mentre canta proprio al concerto di Wembley, nella sua esibizione pomeridiana: https://www.youtube.com/watch?v=Xv8FBjo1Y8I. Per inciso, nella sua prima uscita non cantò Fast Car ma altre due canzoni: "Why?" e "Behind the Wall" entrambe presenti sul suo album e nella sua seconda famosa uscita terminò con "Across  the Lines".
  • Anche se "Talkin' Bout a Revolution" non ha ricevuto alcun premio importante, l'album di debutto di Tracy Chapman, che contiene la canzone, le è valso diversi Grammy Awards, tra cui Best New Artist e Best Contemporary Folk Album.
  • Due mesi dopo il concerto, la rivista Rolling Stone pubblicava un articolo sulla cantante e come suo profilo riportava queste frasi che rappresentano a tutto tondo la sua figura: “Penso che la gente sia sciocca a credere che non ci saranno grandi cambiamenti sociali in questo paese prima che possibilmente, alla fine, ci distruggiamo da soli. C'è solo un limite in cui puoi spingere le persone prima che inizino a respingerle, e l'ho visto nella mia vita. È da lì che provengono le cose di cui scrivo. È sbagliato non incoraggiare le persone a sperare o a sognare o anche solo a considerare ciò che si pensa sia impossibile. Questa è l'unica cosa che a volte tiene in vita le persone. Per me e la mia famiglia, questa è stata una delle poche cose che ci ha fatto andare avanti.”
  • Forse non tutti sanno che Tracy Chapman, oltre ad essere femminista impegnata, è da sempre dichiaratamente lesbica. Secondo una rivista statunitense, è legata sentimentalmente all'attrice e regista Guinevere Turner. Sebbene non abbia mai parlato pubblicamente della sua vita sentimentale, la scrittrice Alice Walker ha rilasciato dichiarazioni sulla sua storia d'amore con Tracy Chapman in un'intervista a The Guardian del 15 dicembre 2006, in cui spiegava perché non pubblicizzarono la loro storia d'amore negli anni '90, dicendo che "il rapporto era fantastico, amorevole e meraviglioso, mi piaceva molto, ne ero totalmente innamorata, ma era solo nostro e non riguardava nessun altro".

 
I LUOGHI:
  • Cleveland-Ohio, la città dove ha vissuto fino alle scuole medie ed ha subito frequenti atti di bullismo e aggressioni a sfondo razziale da bambina. Questo è un quadro di come era la città in quegli anni, come raccontato da Wikipedia: negli anni '60, l'economia di Cleveland iniziò a rallentare e i residenti  cercarono sempre più nuove abitazioni nei sobborghi, riflettendo le tendenze nazionali di crescita suburbana a seguito delle autostrade sovvenzionate a livello federale. La ristrutturazione industriale, in particolare nelle ferrovie e nelle industrie siderurgiche, ha provocato la  perdita di numerosi posti di lavoro a Cleveland e nella regione, e la città ha sofferto economicamente. L'incendio del fiume Cuyahoga nel giugno 1969 portò l'attenzione nazionale sul problema dell'inquinamento industriale a Cleveland e servì da catalizzatore per il movimento ambientalista americano. La discriminazione abitativa e il redlining  contro gli afroamericani portarono a disordini razziali a Cleveland e in numerose altre città del nord degli Stati Uniti. A Cleveland, le rivolte di Hough scoppiarono dal 18 al 23 luglio 1966, e la sparatoria di Glenville ebbe luogo dal 23 al 25 luglio 1968. Nel novembre 1967, Cleveland divenne la prima grande città americana ad eleggere un sindaco afroamericano, Carl B. Stokes, che servì dal 1968 al 1971 e svolse un  ruolo fondamentale nel ripristino del fiume Cuyahoga.

 
LE DATE:
  • 5 aprile 1988 è la data di uscita dell’album che coincide pertanto con la pubblicazione ufficiale del nostro brano, già però conosciuto anni prima, come raccontato. Wikipedia  riporta come mese d’uscita del singolo il Luglio 1988 ma non ho trovato riscontri. La cantante è nata il 30 marzo 1964 e la sua carriera ebbe questo inizio folgorante all’età di ventiquattro anni.

 
LE COVER: (dal sito secondhandsongs.com)
  • Il nostro fido sito riporta circa una ventina di cover a cui vanno però aggiunte molte altre che ad esempio cita Wikipedia inglese. Leggendo la lista mi è balzato agli occhi il nome italiano di Angela Milanese &  Friends; mi sono andato a cercare l’album su Spotify ed ho trovato ben quattro canzoni raccontate nelle mie storie. Ascolto raccomandato https://open.spotify.com/intl-it/album/1WgS27qRIhINRT8HbFIAYm?si=thkQr4G7Qxyw-iKF8EGVww

ALTRE TRE CANZONI IN CINQUE RIGHE:
  • I tre singoli tratti dal primo album sono una spanna sopra tutte le altre sue canzoni per cui “Fast Car” e “Baby Can I Hold You” sono le prime due irrinunciabili. Poi la carriera è proseguita e ci sono diverse degne di segnalazione ma dovendo sceglierne una sola dirò: “All That You Have Is Your Soul” una ballata soul che chiude il suo secondo album del 1989.

 
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