068. SONG TO THE SIREN (This Mortal Coil) - 200 canzoni 200 storie

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068. SONG TO THE SIREN (This Mortal Coil)

Articolo pubblicato il  26 luglio 2023






Un canto avvolgente che incanta l'anima!
Ci sono canzoni che riescono a toccare le corde più profonde del nostro essere.
La versione della canzone che propongo, trascende i confini del tempo e dello spazio, portando l'ascoltatore in un viaggio emozionale profondo.
Una gemma senza tempo, un brano che si insinua nei cuori con la sua bellezza e malinconia: questa è la storia di "Song to the Siren" nella versione dei This Mortal Coil.
Siamo nel 1967 e i due padri della canzone avevano già lavorato insieme: Larry Beckett, poeta e accademico, scrisse un elogio alle pene dell'amore perduto, ispirato da Omero, da Shakespeare e da una donna di cui non rivelerà il nome. Una poesia che poteva essere il testo per una canzone da affidare al suo amico e ex compagno di band Tim Buckley. Un po' come i nostri Mogol e Battisti, quest'ultimo metteva in musica quelle immagini e la cantava da par suo. "Tim stava facendo colazione quando gli ho lasciato il testo", ricorda Beckett dalla sua casa di Portland nell'Oregon. "Lo guardò, lo spinse da parte, finì di mangiare e prese la sua chitarra. Guardando di nuovo le parole, iniziò a cantare, e a parte piccoli cambiamenti, questo è quello che senti ora. Aveva questo incredibile dono di abbinare la melodia al linguaggio. È il modo in cui la melodia cade e si solleva come le immagini, e la ripete come stesse facendo una preghiera e, nel frattempo, la linea di basso sta calando ed erode come se il mare stesse erodendo la sua supplica […] L'ho visto comporre i miei testi solo una volta, ed era "Song To The Siren".
Tuttavia, se il brano fosse stato registrato subito dopo essere stato scritto nel 1967, quando Buckley era al massimo della popolarità, avrebbe potuto diventare famoso già allora. Venne infatti invitato al programma televisivo The Monkees, e cantò "Song to the Siren", accompagnandosi con una chitarra a 12 corde, come se fosse un menestrello in difficoltà che canta una serenata alla damigella dei suoi sogni.
Qualcosa si era però bloccato nella testa di Buckley, soprattutto perché Judy Henske, la cantante moglie del produttore di Buckley, Jerry Yester, rise sonoramente sulla prima frase dell'ultima strofa "Sono perplesso come l'ostrica". Forse questo era il motivo, comunque Tim credeva che la canzone fosse imperfetta e non potesse mai essere eseguita, anche se era d'accordo che fosse la migliore canzone che avesse mai scritto. Ci vollero quasi tre anni ed alla fine Beckett convinse Buckley a registrarla, ma solo con la frase incriminata cambiata in "Sono perplesso come il bambino appena nato".
La canzone venne ceduta nel 1969 al famoso Pat Boone per il suo album intitolato Departure (prodotto dallo stesso Yester) e venne praticamente demolita: diventò un canto di marinai ubriachi con all'inizio un bel "Yo ho ho e una bottiglia di rum!" con varie parti del testo modificate perché Boone non le capiva!
"Song to the Siren" venne comunque inserita nell'album "Starsailor" del 1970, l'apice della fase sperimentale di Buckley, e fu un disastro commerciale oltre che di critica (Record Mirror ha definito "una raccolta di lamenti senza sintonia ed effetti alla Doctor Who"). Tim Buckley morì nel 1975, all'età di 28 anni, per un'overdose accidentale di eroina e la sua reputazione morì con lui.
C'è però un terzo padre, che nel 1983 riportò in vita questo brano togliendolo dall'oblio, ovvero il produttore discografico inglese Ivo Watts-Russell.
L'idea era molto semplice: creare reinterpretazioni uniche di brani già esistenti, in particolare di canzoni che lo avevano profondamente colpito utilizzando diversi artisti provenienti da band alternative che facevano capo all'etichetta 4AD, come i Cocteau Twins, i Dead Can Dance e i Modern English. Il nome che venne dato a questo progetto da studio, praticamente un collettivo musicale, fu This Mortal Coil.
Tutto iniziò con l'idea di riregistrare due delle prime canzoni della band Modern English, ovvero "Sixteen Days" e "Gathering Dust", come medley: vennero così chiamati Elizabeth Fraser e Robin Guthrie dei Cocteau Twins; Cindy Sharp di Cindytalk e alcuni membri dei Modern English stessi. Watts-Russell aveva bisogno di una B-side per questo extended-play e fu data mano libera ai due Cocteau Twins di rilasciare una cover proprio di uno di quei brani da lui adorati; il risultato? Diventò il lato A ed entrò nelle classifiche indipendenti, rimanendoci per due anni e vendendo mezzo milione di copie. Il successo di questo primo singolo incoraggiò Watts-Russell a produrre un intero album che uscì nell'ottobre del 1984 "It'll End in Tears" che raggiunse un non disprezzabile #38 nella classifica inglese ed il #1 in quella degli album "indipendenti" (ovvero prodotti da piccole case discografiche e non dalle cosiddette majors).
La reinterpretazione di This Mortal Coil di "Song to the Siren" si distingueva per la sua atmosfera eterea e sognante. La voce di Elizabeth Fraser, trasformò il brano in un'esperienza trascendentale. Con il suo timbro angelico e le sue vocalizzazioni eteree, la cantante catturò l'essenza stessa della canzone, conferendole una sensazione di pura malinconia. Le parole struggenti, la melodia evocativa e l'arrangiamento magistrale fanno di "Song to the Siren" una delle canzoni più iconiche e amate del panorama musicale alternativo. E da non tralasciare che la cover di This Mortal Coil salvò la canzone, e Tim Buckley, dall'oblio.
Non si può dire che il terzo padre non ne fosse entusiasta, infatti in intervista dichiarò: "era una combinazione letale. La canzone è una ballata incredibilmente inquietante, le sue immagini del mare, del romanticismo condannato e dell'annegamento rappresentano l'inevitabile danno causato dall'amore. L'inquietante originale di Buckley è sostenuto da forti ondate di chitarra e occasionali lamenti acuti di "sirena" e il suo tenore di cinque ottave è la cosa più vicina a volare senza prendere acido o salire su un aereo. Ma la versione di Fraser fa veramente pensare che sia la sirena dell'Odissea di Omero personificata ad attirare gli amanti in una tomba prematura."
Questo successo inaspettato portò anche qualche fastidio soprattutto per il buon Robin Guthrie che aveva egregiamente accompagnato musicalmente la voce della Fraser: "stavo veramente male quando ho visto che "Song to the Siren" veniva trasmessa alla radio tutto il tempo mentre le canzoni dei Cocteau Twins non passavano mai. Quindi l'unico modo in cui potevamo essere ascoltati alla radio era fare le canzoni di qualcun altro con un nome diverso".

Concludo parafrasando l'intro dell'articolo dedicato alla canzone nel libro: "1001 canzoni che devi ascoltare prima di morire":
alcune cover version diventano più conosciute degli originali.
Questa versione di This Mortal Coil del lamento straziante di Tim Buckley è una di queste.
E, nonostante una lunga fila di cantanti abbia provato ad aggiungere qualcosa alla canzone,
questa è sicuramente la sua versione definitiva ed insuperabile.


LA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI "SONG TO THE SIREN":
"Canto alla sirena"
Da tanto tempo ero in mare
Su oceani senza navi
Cercando di sorridere
Finché il canto dei tuoi occhi e delle tue dita
Mi portarono con amore alla tua isola
E tu cantavi
"Naviga verso me
Vieni da me, lascia che ti abbracci
Io sono qui
Io sono qui
E aspetto di averti"
Ho forse sognato
che tu mi sognavi?
Tu eri la lepre mentre io ero la volpe
Ora la mia sciocca barca sta attraccando,
un relitto d'amore, alle tue rocce
Perché tu canti
"Non toccarmi
Non toccarmi
Ritorna qui domani"
Il mio cuore
Il mio cuore
È chiuso nella tristezza
E io son confuso
Come un bambino appena nato.
Inquieto per la marea.
Dovrei restare fermo fra le alte onde
O dovrei abbandonarmi alla morte
Mia sposa?
Senti il mio canto
"Nuota verso me, vieni da me,
Lascia che io ti avvolga
Io sono qui
Sono qui
Che aspetto solo di poterti stringere."
CURIOSITA':
  • Ecco i link alle varie versioni della canzone citate nel testo: la nostra si può vedere qui: https://www.youtube.com/watch?v=HFWKJ2FUiAQ . La "Monkees TV Show version" ovvero la prima volta che fu proposta al pubblico è qui: https://www.youtube.com/watch?v=vMTEtDBHGY4 mentre la versione dell'album è: https://www.youtube.com/watch?v=b49YfsjXw5E . C'è poi la versione di Pat Boone https://www.youtube.com/watch?v=lWrneyK-czg senza altri commenti.
  • C'è anche una storia d'amore dietro questa canzone: il figlio di Tim Buckley, Jeff, anche lui cantante, scrisse a Elizabeth Fraser quando sentì la cover di This Mortal Coil. Aveva circa 28 anni e per qualche tempo si frequentarono e la loro divenne una vera e propria relazione. Jeff ed Elizabeth hanno pubblicato un brano a due voci chiamato "All Flowers In Time Bend Towards The Sun" https://www.youtube.com/watch?v=JnPvnIKCJYA . Nel 1997, come forse molti sanno già, Jeff Buckley morì annegato all'età di 30 anni. La Fraser, più volte intervistata, non parlò mai della canzone anche perché il testo per lei divenne ancora più toccante dopo la tragica morte per annegamento di Jeff. Per lui la cantante scrisse la canzone "Rilkean Heart" e gli dedicò la canzone dei Massive Attack "Teardrop".
  • Il regista David Lynch voleva inserire la versione di This Mortal Coil per la scena di apertura del ballo scolastico nel suo film "Blue Velvet"; sfortunatamente, non fu possibile concludere un accordo ed in un'intervista del 2014 a Post-Punk.com, Robin Guthrie ha riconosciuto con rammarico che la mancanza di finanze di Lynch ha impedito la concessione della licenza. "In realtà ha chiesto a me e Liz di essere nel film", ha detto Guthrie, "... Ma tutto è saltato in aria perché Ivo alla 4AD, immagino che avesse il controllo del progetto This Mortal Coil e ha solo chiesto troppi soldi ... Me ne pento perché sarebbe stato davvero bello essere in un film di David Lynch, non è vero! Sai, sarebbe stata una bella cosa da dire ai tuoi nipoti". Fortunatamente, un decennio dopo, Lynch si assicurò finalmente i fondi per utilizzare Song to the Siren per la colonna sonora di Lost Highway, segnando gli eventi chiave del film.
  • Il brano fa da colonna sonora a una sequenza dell'aldilà in The Lovely Bones (in italiano Amabili resti), una storia di amanti drogati condannati ma, senza svelare la trama del film, la morte non è necessariamente la fine… come auspicava Larry Beckett, l'autore del testo.
  • Sempre Beckett spiega la frase incriminata della prima versione: "Una perla è un oggetto di grande bellezza causato da un granello di sabbia che entra nel guscio dell'ostrica […] e mi sembrava appropriato, con le immagini del mare e il marinaio e la sirena che si fronteggiano".
  • Un'ultima curiosità sul nome del gruppo che ho letto in un commento ad un post Facebook (grazie a Marco Bertoldi): Il gruppo This Mortal Coil prende il nome da un passo dell'Amleto dove il vocabolo "coil" è utilizzato con il significato di "tutti i problemi del mondo che pesano sull'uomo". «What dreams may come, when we have shuffled off this mortal coil, must give us pause.» (Amleto, Atto III, Scena 1, linea 67)

I LUOGHI:

LE DATE:
  • Purtroppo non c'è data precisa per questo brano. Uscito nel settembre del 1983 entrò nella classifica indipendente UK il 24 settembre di quell'anno. Il 25 marzo 1968 invece è la data di prima presentazione della canzone al menzionato The Monkees TV show. Tim Buckley era nato il 14 febbraio 1947 e praticamente suo coetaneo Larry Beckett nacque il 4 aprile di quell'anno. Gli altri personaggi sono: Elizabeth Davidson Fraser nata il 29 Agosto 1963, Robin Andrew Guthrie nato il 4 gennaio 1962 ed il terzo padre Ivo Watts-Russell nato l'8 settembre 1954.

LE COVER: (dal sito secondhandsongs.com)
  • Da quando This Mortal Coil l'ha riscoperta, Song to the Siren è stata reinterpretata circa 60 volte. Robert Plant, il leggendario cantante dei Led Zeppelin, Bryan Ferry, David Gray, e John Frusciante, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, i più famosi a cimentarsi, senza dimenticare la cover trance dei Lost Witness raggiunse la top 30. George Michael l'ha cantata a cappella per aprire il suo tour negli stadi del 2007 mentre le parole "here I am, waiting to hold you" venivano proiettate su uno sfondo gigante. "È una grande vetrina per qualsiasi cantante, perché puoi aprirlo e personalizzarlo", ha dichiarato Brendan Perry dei Dead Can Dance, un ex collaboratore dei This Mortal Coil, che ha eseguito la canzone dal vivo. La storia più emozionante è il particolare legame di Sinéad O'Connor con la canzone: "Ho ascoltato per la prima volta la versione di This Mortal Coil nel 1985, poche settimane dopo che mia madre era morta in un incidente d'auto, quando avevo 17 anni. È così che ho superato la morte di mia madre, sdraiata sul pavimento raggomitolata in una palla, ascoltando Song to the Siren quasi tutto il giorno, ogni giorno, solo urlando. Non riesco ancora a muovere un muscolo quando sento [Elizabeth Fraser] cantarla". La O'Connor ha evitato di interpretare la canzone per anni, "perché avevo paura di ciò che avrebbe portato alla luce. Ma nel 2009 mio figlio maggiore Jake se n'è andato di casa, e ti sembra che qualcuno a te vicino sia morto… ero così distrutta. Non sapevo che Buckley non avesse scritto le parole", dice la O'Connor, "ma ho sempre sentito che c'era una profezia di morte in quella canzone" E nel 2010 affrontò così questa sfida: https://www.youtube.com/watch?v=88wL8oRf45U

ALTRE TRE CANZONI IN CINQUE RIGHE:
  • This Mortal Coil ha pubblicato una manciata di album ma sicuramente quello più di impatto è il menzionato primo loro lavoro. La prima canzone proposta è "Kangaroo" scritta da Alex Chilton per i Big Star e interpretata da Gordon Sharp e Simon Raymonde; dallo stesso album "Not Me" scritta ed interpretata in origine da Colin Newman e riproposta da Robbie Grey insieme a Simon Raymonde. Passando al secondo doppio album Filigree & Shadow un'altra canzone di Tim Buckley "Morning Glory" cantata da Deirdre & Louise Rutkowski.
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