034. GLAD / FREEDOM RIDER (Traffic)
Articolo pubblicato il 2 luglio 2021
Buttiamo là: "Gimme some lovin", "Dear Mr. Fantasy"
e perchè no "Keep On Running" "John Barleycorn"
"Valerie", "I'm a Man" e "While You See A Chance".
Prima di scoprire il filo che unisce tutte queste canzoni, due cose:
la prima cliccare qua https://www.youtube.com/watch?v=9ow1yz0P84E e iniziare ad ascoltare le due canzoni di cui parliamo in questo post.
La seconda è una breve parentesi autobiografica. Penso fossimo a metà degli anni ottanta e per sbaglio mi capitò di ascoltare una di quelle trasmissioni serali, forse notturna, dove c'era la possibilità di "mandare" dei brani non collegati alle logiche strettissime delle radio commerciali. Non ricordo se era una delle radio nazionali o una di quelle radio libere (come si chiamavano allora), poco importa, ma dopo la presentazione partì la musica che avete in sottofondo e per me fu una vera folgorazione. Non essendoci altro mezzo per riascoltarle, comprai praticamente subito il vinile e lo ascoltai tantissime volte, tanto era diverso dalla musica che amavo e amo ancora ma appunto per questo mi affascinava. Non ne conoscevo la storia e non sapevo proprio chi erano 'sti Traffic, un po' come voi che leggete ora queste righe. Poi ricordo il passo successivo ovvero acquistare il loro best e rimasi completamente disorientato, troppo psichedelico e diverso, ma poi dopo qualche ascolto riuscì a digerirlo e mi ricordo ancora l'ordine dei brani del disco!
Cosa, anzi chi accomuna le canzoni e la storia che vi ho raccontato è Steve (Stephen Lawrence) Winwood nato a Birmingham il 12 maggio 1948, compositore, cantante e polistrumentista britannico, già membro, oltre che dei Traffic, anche di The Spencer Davis Group e Blind Faith, nonché titolare di una lunga e bellissima carriera solista. Anche per lui ci sarà un futuro post perché in questo parlerò soprattutto dei Traffic e delle canzoni ancora in sottofondo. Due canzoni stavolta invece che una! Si perché sono strettamente legate e spesso sono considerate inscindibili.
"John Barleycorn Must Die": album a cinque stelle ed il giudizio è praticamente unanime; contaminazione di folk, jazz e nuovi suoni progressivi, arriva in un momento stranissimo del gruppo dei Traffic; succedeva negli anni 70 ma succede tuttora che quando ci sono due galli nel pollaio è difficile che tutto vada per il verso giusto! Un gallo ve l'ho già presentato e l'altro gallo si chiamava Dave Mason ed insieme a Jim Capaldi e Chris Wood nel 1967 avevano pubblicato il loro primo lavoro come Traffic. Steve Winwood veniva da un'esperienza biennale nei "The Spencer Davis Group" (da qui vengono i due successi senza tempo "Gimme some lovin" quella poi cantata anche dai Blues Brothers e "I'm a Man"). Sembra strano che Winwood fosse diventato refrattario agli ingredienti principali del pop: strofa, ritornello e minutaggio contenuto, tanto ci aveva sguazzato nella precedente band e di più non sentiva i Traffic la "sua" band. Con tutto il materiale registrato vennero pubblicati in totale quattro album più svariate raccolte tra cui quella di cui vi ho raccontato prima, e poi ognuno per la propria strada!
Quella del nostro stava portando ad un progetto solista ed il titolo dell'album era già pronto: "Mad Shadows", ed era l'inizio dell'anno 1970. Si racconta però che dopo aver realizzato la canzone "Stranger to Himself" cantando e suonando tutto da solo, "cominciò ad avere dei problemi. Intanto, i testi non gli venivano di getto - anzi: le pagine ostinatamente bianche finirono per ispirargli "Empty pages". Preoccupato, chiese aiuto a Jim Capaldi. Il quale lo raggiunse, e già che c'era mise anche mano alla batteria per "Every mother's son". Ma mancava ancora qualcosa, il sound era insipido. Di qui, la svolta: via il produttore Guy Stevens, sostituito da Blackwell in persona (il boss della casa discografica Island). A questi parve che un sax e un flauto avrebbero rappresentato un contrappunto ideale per le lunghe escursioni strumentali che Winwood aveva in mente: perché non chiamare il fido Chris Wood? E la scintilla a lungo attesa scoccò. [...] impossibile immaginare l'irresistibile suite strumentale "Glad" senza l'apporto del suo sax. Impossibile concepire la suadente bellezza di "John Barleycorn" senza il suo flauto a dare profondità."
Steve Winwood, che aveva messo da parte l'idea di uscire con un album "solo", aveva deciso di riutilizzare il nome già conosciuto dei Traffic e finalmente si sentiva il re del gruppo, quindi dettava legge: decise così di fare a meno delle chitarre e concentrarsi sui dialoghi tra tastiere e fiati.
Questo è quello che sentite in "Glad", il brano che apre l'album ed in "Freedom rider" per un totale di 12 minuti e mezzo che filano via tra sax, flauti, organi e la voce di Winwood. A chiudere il primo lato del disco un altro spettacolo: "Empty pages" (con due organi suonati da Wood e Winwood, e quest'ultimo impegnato anche in un sontuoso assolo di piano elettrico). E il lato B del vinile al pari contiene solo altri tre maxi brani tra cui la title track di cui parlerò nelle curiosità.
Mentre "Glad" è un brano completamente strumentale, su "Freedom rider" e sul suo testo qualcosa da raccontare c'è ancora: i "Freedom Riders" (in italiano "viaggiatori per la libertà") furono un gruppo di attivisti per i diritti civili, solitamente afroamericani che percorsero in autobus delle tratte interstatali nel Sud degli Stati Uniti, a cominciare dal 1961 e negli anni seguenti alla presidenza di John Fitzgerald Kennedy, per far valere le sentenze della Corte Suprema che riconoscevano la segregazione sui mezzi di trasporto, ma anche nelle sale d'aspetto e nei bar delle stazioni delle corriere, come anticostituzionale (https://it.wikipedia.org/wiki/Freedom_Riders).
Sicuramente il testo della canzone non ha nulla a che vedere con questo movimento e laconicamente Winwood ha dichiarato: "La fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 sono stati un ottimo periodo per abbattere tutti i tipi di barriere sociali e non solo sociali, ma culturali, e probabilmente per il solo gusto di farlo. E "Freedom Rider" riguardava, immagino, il fare quello e la validità di farlo." Non sapremo mai perciò a chi è stata dedicata o da chi è stata ispirata: qualcuno ha detto parlasse di Jim Morrison che morì però l'anno dopo l'uscita dell'album. Se posso dare una mia interpretazione, anche se non sono un biografo di Steve Winwood, la canzone è autobiografica, sia quando ricostruisce il puzzle dopo la rottura del gruppo, sia quando si è sentito tutto solo a fare musica (il suono silenzioso) ma poi ha ritrovato la sua l'anima e quella del gruppo. Lo so che sbaglio, ma quando mai leggerà questo blog Steve Winwood...
Non c'è dubbio che i musicisti hanno dato il meglio del loro talento non solo nei nostri due brani ma in tutto l'album, non bloccati dalle ferree regole dettate dal minutaggio della canzone pop/rock, oscillando tra il jazz e il funk bianco in una sorta di jazz-rock ma anche di rock psichedelico e soul-rhythm and blues; la ricerca musicale ha portato il gruppo a riscoprire parte del patrimonio folk tradizionale inglese, esportandolo anche negli States e nel resto del mondo. Tra l'altro i Traffic ebbero maggior successo negli USA che in patria, come già successo anche in altri casi; pur non essendoci nessun singolo estratto, l'album arriverà #5 in America e in Inghilterra entrerà nella Top 20, anche se sarà l'ultimo album degli inglesi Traffic ad arrivare così in alto in GB.
E se la musica in sottofondo non è finita ascoltatela tranquilli fino alla fine!
Per chiudere la storia ritorno a come i Traffic si siano sciolti e poi ricomposti naturalmente:
vien da pensare che, alle volte, prendere una pausa può fare veramente la differenza.
LA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI "FREEDOM RIDER":
CAVALIERE DELLA LIBERTÀ
Come un uragano attorno al tuo cuore, quando la terra ed il cielo si squarciano
egli arriva raccogliendo i pezzi e sperando che il puzzle si ricomponga
ti ha lasciato
ti ha lasciato
Cavaliere della libertà
Con una stella d'argento tra gli occhi che svela bugie nascoste
un grande uomo che piange per le sconfitte,
vede la gente che si raduna nelle strade
puoi sentirlo
puoi sentirlo
Cavaliere della libertà
Quando senti colpi come lampi nelle ossa, tu ti volti, tu sei completamente solo
non appena senti quel suono silenzioso, la tua anima si è perduta e si è ritrovata
per sempre
per sempre
cavaliere delle libertà
Eccolo, sta arrivando.
CURIOSITA':
- La fama di quest'album raggiunse diversi paesi fuori dai normali circuiti distributivi (Nord America, Australia ed Europa) tra cui Taiwan, l'India, Israele il Sud Africa e ovviamente il Giappone. Nel 1987 fu distribuito nella Corea del Sud e nel 1998 su CD in Russia
- La copertina dell'album è stata disegnata da Mike Sida, che ha lavorato alla grafica per precedenti album di Traffic tra cui Mr. Fantasy, così come ad album dei Free e di Spooky Tooth. Nella sua semplicità esprime l'effettivo contenuto nell'album, una fascina di fieno "solitaria" circondata dal nome della band e dal titolo dell'album.
- John Barleycorn è: un'antica canzone sulle virtù del malto che già aveva colpito l'immaginazione del poeta Robert Burns (che spiegava come bisognava berne il sangue perché la sua forza è in un elemento liquido, come il distillato di grano) e dello scrittore Jack London (che lo identificò come "il re dei bugiardi, ma nessuno è più sincero di lui. I suoi doni sono chiaroveggenza e sogni confusi"). Stando a Capaldi, "Un giorno Chris Wood si presentò con un disco dei Watersons (del 1965), un gruppo folk. Era una raccolta di antiche ballate intitolata 'A calendar of frost and fire'. Fu quello a darci la spinta verso la seconda vita dei Traffic... Steve era il leader dei Traffic, questo è sempre stato fuori discussione, ma Chris era magico... Aveva lo spirito, l'anima e le orecchie per captare certe cose, e far diventare 'John Barleycorn' un pezzo che lasciò senza fiato migliaia di americani". Quando ascolti la canzone per la prima volta si può pensare di essere atterrato nel bel mezzo di una sessione del tribunale dell'inquisizione. Il testo descrive tutti i tipi di metodi brutali inflitti da tre uomini a un povero ragazzo di nome John Barleycorn. Tuttavia, uno sguardo più da vicino rivela che i testi angoscianti sono in realtà una metafora del processo applicato all'orzo per produrre birra e whisky. Mentre affonda le sue radici in vecchi racconti folcloristici sul Dio del Mais e sul simbolismo religioso, è davvero una satira sul proibire legalmente la produzione di bevande alcoliche avendo bisogno della bevanda per andare avanti nella vita di tutti i giorni, come rivelato nell'ultimo verso: il cacciatore non può suonare il suo corno così forte per cacciare la volpe / e lo stagnaio non può riparare un bricco o una pentola senza un piccolo (sorso) di grano d'orzo.
I LUOGHI:
- Birmingham: i primi Traffic (Winwood, Capaldi, Mason e Wood) si sono incontrati al Elbow Room, un club di Aston, Birmingham e penso che questo sia il luogo più rappresentativo per le sorti del gruppo.
LE DATE:
- "John Barleycorn Must Die" fu pubblicato dalla Island Records il 1° luglio 1970. Entrò nelle classifiche britanniche un mese dopo, raggiungendo la posizione numero 11. Negli Stati Uniti ha fatto ancora meglio, ed è stato il primo album d'oro della band, raggiungendo la posizione n. 5 nelle classifiche di Billboard. Steve Winwood nato il 12 maggio 1948, da ragazzo prodigio nelle sue precedenti esperienze ora è ormai un maturo musicista ventiduenne, mentre Jim Capaldi (2 agosto 1944), e Chris Wood (24 giugno 1944) sono quattro anni più anziani di lui.
LE COVER: (dal sito secondhandsongs.com)
- "Glad" ha pochissime riscritture ed è stata eseguita live nel 2009 dai vecchi amici Winwood e Eric Clapton. Non pervenuta alcuna cover di Freedom Rider: forse meglio così.
ALTRE TRE CANZONI IN CINQUE RIGHE:
- La prima canzone non può non essere che "Dear Mr. Fantasy" dall'album di esordio del 1967, che da noi è stata presa a prestito per il programma musicale cult degli anni '80 di Carlo Massarini. Poi la tanto decantata "John Barleycorn (Must Die)" ed infine la psichedelica "Paper Sun" apparsa come singolo nel 1967 e nota per l'assolo di chitarra-sitar di Dave Mason.
Crediti:
per alcune parti del testo:
per il testo in italiano:
per la foto della copertina:
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